Il Sole e Il Sale – Itinerari Poienauti

il

#8 – Anna Maria Scopa

Nota e selezione testi a cura di Silvana Pasanisi

Nella poesia di Annamaria Scopa, alias Annawrite Annamaria Major, c’è sempre un movimento, uno spostamento d’aria.  Troviamo una purezza lancinante dei versi che è sempre rintracciabile e ne diventa una caratteristica fondamentale. La voce della nostra autrice è sofisticata, raffinata perché vera, come arrivasse da un rimando interiore che predispone innanzitutto all’ascolto. Infatti quella di Annamaria Scopa la definirei davvero una poetica dell’ascolto che pone attenzione all’altro e a tutto quello che la circonda. Il suo sguardo è di cura verso la storia che descrive con le sue parole, perfettamente essenziali. Nulla che distolga dall’essenza, non un aggettivo di troppo né un improprio abbondare di termini. Solo la necessità vera per poter definire il gesto poetico.

Rintracciate di corsa il suo testo Dove nevicano le viole (Letteratura Alternativa Edizioni 2017), troverete una voce che non tarderà ad emozionarvi proprio con la forza delle sue immagini nitide, immediate e con la sussurrata armonia dei suoi versi che vi si amplificheranno dentro, percorreranno le curve della vostra memoria, del vostro vissuto.  Cosi fanno i poeti.

**C’è come un tango di api
attorno al cerchio _
Uno scarabeo
Tre giri intorno al destino
… C’è come un ronzio nelle quartine di luna sfitta
e non ti so dire che ieri un rumore si è arreso
ha preso distanza
ha stipato il fiato dentro una matrioska
Ora tu vedi l’esterno
il mio cuore l’hai creduto di cartone con tanti colori
Un sorriso stampato _
dentro un dolore di rimmel_
Era un comporsi di note e lavanda
Era fettuccia di ore
aiuole di baci
Era una partenza di tram dell’ultimo giro prima del tramonto
un biglietto per le nuvole andata e ritorno
Era tempo scaduto
creduto
avamposto di bambola educata alla fonte
truccata
pettinata
di pianto bemolle
Qualche giorno quel che c’è dentrononsivede-

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Mi sarà casa quel che mi combacia
con gli occhi
quel che non dico mi tocca
si stacca
Porto sulle spalle l’essenziale

E ti lascio andare
io non so trattenere tenere
so soltanto venirmi incontro
ho un pensiero rotondo che torna
ne conosco l’inizio e poi tendo le mani in un tempo che dorme
Da quanto parlo con te?
L’ho chiamata poesia l’illusione che concedo alla voce

che trasporta la pelle in pianura a misurarsi col grano,

la mano
la distanza che c’è tra la voglia d’esistere
e me.

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Io per forza devo volare_
Volo a mezz’aria
Così per respirare
Dici che è il destino
che fa strani giri
E vorrei dedicarti una canzone
La verità è che ti dedico
I miei occhi
Infilati come spille
nella notte
Niente poesie da rammendare
Ti rubano l’aria tutt’intorno
L’ho imparato in volo
Sono l’uscita, il varco il ritorno
Io per forza devo volare_
Sogno il nido quello più basso
dove si posano le coincidenze
Perché mentre volo
potrei precipitare.

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