#7 – Paola Bajo
Nota e selezione testi a cura di Antonio Califano
La poesia fatta corpo da cui risale ogni componente umorale sa tracciarsi con armonia in quelle relazioni luminose dove macerie di distacchi non hanno motivo di esistere. Paola Bajo, poetessa raffinata, delicata, tratta la materia come una madre accudisce i propri figli, li educa, li fa crescere, li fa diventare importanti.
La sua poesia sul piano percettivo, quasi terapeutico, mettendo il lettore in una fase transattiva di piacere e conoscenza.
La poetessa, di lungo corso, sa bene come emancipare il proprio lessico, trasportando alle sue performances un’architettura quasi maniacale, restituendo alla poesia ampio respiro linguistico, con estrema capacità di utilizzo del francese tra i versi.
Questa esternazione contiene una didattica che ci ricorda un altro grande poeta: Armando Saveriano che di sicuro ha dato vita ad un canovaccio in cui farsi includere.
Paola Bajo, poetessa che senz’altro ha dato e lascia quel segno di curiosità fin dalla nascita dei social. Si è distinta come punto di riferimento nel raggiungere quel modello da imitare, affinché l’arte poetica potesse farsi raggiungere nell’Eden, il cui uditorio insiste nel cerchio salvifico, pilastro della bellezza infinita.
Ella ha pubblicato per Monetti Editore la silloge Cherches les mots espansioni e dilatazioni e sempre per lo stesso editore Verità nascoste (Il rumore è la salvezza).
Molte sono le sue liriche a saper continuare ad occupare vuoti che esprimono esigenza da allevare e conservare con parsimonia nell’unica e sola eredità del più sereno e dolce canto.
Le mani in quieta diagonale d’un uomo all’alba
germogliano di troppo istinto nell’allungare la luce
turgida ch’erta traccia e purifica il percorrere.
Sto strisciando all’orizzonte della realtà rimbalzando dal
tempo e dalle sue macerie.
Le tue mani rigenereranno solo la polvere se spunterà
nel petto la frenesia ed il delirio d’un dolore.
Ho letto gli oceani, ho parlato con gli alberi, ho mosso
dentro alla terra, sono gi unta nel sentiero che passa da
qui e… potrei grattare l’amore, farlo scivolare dalla
stanchezza d’un cuore, e farlo mio… poteri ritornare
accesa ed illuminata e sentire il mancamento delle mani
d’un uomo all’alba
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Le sable
ça ne fait pas mal
un duro lamento
d’intento
d’essere presa
un peu distrait
Je voudrais
monter là où
ci conservò il camminare
punirti con l’inchiostro nero e blu
ammaestrare il suono d’un respiro
dans le buste d’un mot inhabité
Ton silence
riempito di me…
ne remarquez pas le
“sono altrove”
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Le sable ça ne fait pas mal…
Ciò che scorre e pass non fa male quando diviene un
luogo di ricordi e non di rimpianti.
Ci conservò il camminare, dimenticare antiche ragioni.
Ciò che è il desiderio è da vivere ora, senza spettri d’un
ieri o d’un domani.
È uno strano fenomeno ciò che passa, amare e sentirsi
amati no, non passa mai… e se il tuo silenzio è pieno di
me, non potrà esserci distanza né luogo irraggiungibile
che ci possa separare, perché solo col pensiero ti salirò
sopra guidando il tuo respiro al ritmo del mio,
smemorati d’una parola inabitata e dei suoi confini…
Je voudrais…
nous continuons à marcher
punis-toi avec de l’encre noire et bleue
entraîner le son d’une respiration
dans les enveloppes d’un mot inhabité
Ton silence rempli de moi…
ne remarquez pas le “Je suis ailleurs”
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L’inverno inizia a cadere, il bianco della neve dove mai
potrebbe andare se non nel silenzio dei fiumi.
La storia della pioggia incessante, ed il silenzio di una
poesia, per una voce sola che straripa.
Il nostro respirare, dove inizia la tua vita, trattenerlo per
tutto il tempo che puoi, e ritornare, ritornare nel
sussulto con un tonfo nel cuore.
Silenzio.
Sei qui.
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Le donne sono così belle
così belle con il volto bagnato
così belle con i fianchi allargati.
I loro occhi sono pieni di ogni fiore
sono lì a dirti degli sprazzi profumati
o delle ombre appese sulle ciglia ferite.
Del loro sangue ne fanno meteore
affinché il cielo non restringa la luce
tenendo saldo ed unito un corpo a pezzi.
A volte si nascondono in altre spoglie
le donne, audaci d’uova e di fonti
stringendo corteccia nel miracolo d’un albero.
Le donne sono bellissime
nei fogli bianchi, nei presagi
nell’innescare midollo alle ossa.
Ad arco dei rumori si spianano
le donne, nei silenzi dei castighi cuciti
camminati in torture di desideri.
Le donne sono splendide
quando i capelli si colorano di rosso
nell’acqua che pensa di lavare.
Le donne non sono mai sbagliate
nemmeno le’’inferno di cento cuori
è solo che, sempre, abbracciano
tutto ciò che è Amore.
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Abbi pazienza e tranquillità, di quel tempo
che intercorre tra un cuore bagnato che saluterà il sole
vezzoso, ed il volto della nostra vecchiaia che saluterà
un ventre avvizzito.
L’erba cresce da sola in primavera, e turba i sentimenti,
ma siamo grandi abbastanza per pedalare più in fretta.
Possiamo lottare con o contro il vento, possiamo
rivederci anche tra un anno e camminare le immagini
delle nostre menti.
Ma ci vuole pazienza, infine e tranquillità.
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Ora te lo dico, con ogni sillaba, con ogni sguardo, con
ogni goccia che cade.
L’ascolto inesistente logora quindi devi spingere i pensieri
al di sopra del tuo corpo per poterli(ti) sparpagliare
come la pioggia sopra l’Universo.
Osserva ed imparerai ad amare i giorni di pioggia in
questo mondo grigio, imparerai a vedere a riconoscere
meglio com un incantesimo, le parole le persone e
tutto ciò che ti ferisce, imparerai attraverso la terra
torbida a sollevarti e capirai che non riusciranno più a
farlo perché se c’è un inverno la primavera non può
essere lontana.
Ora te lo dico, tutto è pronto, tutto è a posto, la
speranza, la rosa dei venti ed il coraggio come un
sereno sgretolarsi è nell’aria, ora.
È per questo che ti metto un fiore all’occhiello, perché
mi(ti) viene una grande immensa voglia di continuare a
vivere.
Maintenant je vais vous dire
Je sens que je peux déplacer mon corps.
J’aime le jours pluvieux dans ce monde gris.
Je vois le chaos des regards qui ne pourront plus me
faire mal.
Maintenant, je vais vous dire, un crumble serein.
Et je veux vraiment continuer à vivere.