Cinzia della Ciana – Ostinato

Note a Margine
di Federico Preziosi

Ostinato. Più che un inciso, una ragione di vita e musicalmente un motivo. E non è un azzardo pensare che vi sia un’ambivalenza in questo termine, che la tenacia e la musica coincidano e che Cinzia della Ciana abbia voluto sottilmente evidenziare sin dal titolo una necessaria caparbietà per esprimersi in poesia. Alla poeta toscana non manca di certo la tempra, in quanto l’arte versificatoria, soprattutto nell’era dove si scrive e si pubblica di tutto con estrema facilità, rappresenta una vera e propria missione da portare avanti. L’ostinazione necessita di una forte convinzione, nelle azioni e nei pensieri, affinché si porti a termine un compito arduo: dispiegare coi versi una musica interiore in grado di “pizzicare” le corde più profonde del comune sentire. In altre parole, condividere.
In questo volume, dato alle stampe da Edizioni Helicon, il lettore può trovare un valido supporto interpretativo-sensoriale nell’agogica, anche se una poesia non la si può eseguire al pari di una musica, esige sempre un rapporto diretto, intimo e mai passivo con il fruitore. Non mera contemplazione, ma penetrazione in spazi vuoti. Laddove la musica può eludere significati, la poesia invece ci porta sempre sul piano del logos, dunque del pensiero e della ratio (per quanto irrazionale la propria manifestazione), senza mai rinunciare all’espressione che è gesto, azione e arte. In questo Cinzia della Ciana ricorre a suoni di varia natura spaziando abilmente tra melodie e ritmi, sempre alla ricerca di concetti e immagini da immortalare nei propri componimenti pregni di coloriture. Così ci ritroviamo al cospetto di poesie alquanto variegate, per temi e toni, nelle quali passano in rassegna pure impressioni, paesaggi naturali, opere d’arte e tutto ciò che può essere considerato patrimonio umano e artistico. Cinzia della Ciana ingloba una miriade di elementi e ne fa materiale poetico attraverso decisi intrecci di assonanze, allitterazioni e rime, un delizioso gioco in cui il gusto della poeta non cade mai nel banale o nelle facili soluzioni. Anzi, l’immediatezza della parola viene spesso piegata al volere della musicalità, ma in questo sottile equilibrio retto da espressione e melos si operano rifiniture sonore che non lesinano particolari e ricercatezze. L’utilizzo del suono è a tutti gli effetti un’estensione del pathos, un espediente che ricorda in musica il sapiente utilizzo di passaggi cromatici e riverberi. Lo si scorge in moltissime liriche presenti nella raccolta, possiamo citare Attimo (Non sgomenti ghigliottina/ a chi sente tutto piatto,/ stolto inetto/ scialbo sciupa tempo/ non brezza di carezza.) o Mater (Donna/ destino di ventre/ in ogni stagione/ sempre, doglia/ anche la voglia/ di figlio, se non scende.) dove il dettaglio esteso da immagini sonore non è mai mera descrizione, bensì tocco ed espressività emotiva, talvolta impalcatura sonora, tessuto melodico e ritmico profondamente vivo nel corpo del testo.
In Ostinato si ravvisa una continua aspirazione “metasensoriale” in cui il sound arricchisce l’esperienza del lettore, suggestionandone la fantasia attraverso certa “cantabilità”. L’impressione che se ne ricava è che Cinzia della Ciana sembra auspicare a una poesia che vive di materializzazione delle parole ed è per questa ragione che ne ha concepito una suite in versi sotto forma di partitura. Nel mondo delle dirette Facebook, di Instagram e dei canali YouTube, sia il lettore a dare, assecondando la propria sensibilità, esperienza sensoriale alla parola; sia il lettore a sentirsi parte dei frammenti poetico-musicali di questa poeta che esprime attraverso i propri versi una duttilità esistenziale senza mai rivelarsi, affinché l’arte si universalizzi e diventi patrimonio di tutti in un canto di libertà.

 

Grida “La Muta”

Andante deciso

La bocca è chiusa
ma non sono muta
son rabbia irritata
vocale tonante che il fato
ha fatto acca inghiottita.
Non volevo esser ritratta
fiera donna non si blocca
come ingoffato balocco
di stucco e decoro. Maledetto pittore!
Non volevo stare in posa
il quadro ruba l’anima
non è specchio che riflette
ti cattura, ti fissa in un istante
e chi lo guarda è arrogante
convinto di sapere ciò che non saprà.
M’hanno creduto e ancora osano
relegarmi a mesta e depressa
quando il mio istinto faceva festa
di libertà. Nel nero mi han dipinto
sottratta da quel momento
allo scorrere del tempo.
Ridotta senza vita
sono mutata in ricordo sordo
di me s’è dimenticata anche la storia.
Ora lo sai:
gridalo a quelli della sala!
Non sono moglie, non sono figlia
ma sdegnosamente la bella
ribelle alla corte che le dette
prigione col pennello
nei secoli muta sacrificata
alla gloria di un qualsiasi Raffaello.

(In Urbino, Palazzo Ducale il 14 aprile 2018)

Cinzia della Ciana

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